
Attenzione all’oro e all’argento nel vino
Roberta Doricchi intervista il dott. Stefano Montanari.
Roberta Doricchi – Improvvisamente, in concomitanza con Vinitaly, la fiera veronese del vino, è comparsa la notizia secondo cui ci sono vini italiani ai quali vengono aggiunte nanoparticelle d’oro o d’argento. Che ne dice?
Stefano Montanari – Si tratta chiaramente di manifestazioni di autolesionismo burino da nuovo ricco dovuto ad ignoranza.
RD – Perché?
SM – L’ho spiegato innumerevoli volte scrivendone e parlandone pubblicamente. Le nanoparticelle d’oro e d’argento non sono biodegradabili e sono corpi estranei per l’organismo che non è capace né di metabolizzarle né di eliminarle una volta che i vari tessuti le abbiano catturate.
RD – Ce lo spieghi ancora una volta, per favore.
SM – Cercherò di semplificare al massimo. Chi beve quel vino o, comunque, ingerisce particelle solide non biodegradabili ne elimina la grandissima parte con le feci. Ma una frazione di quelle attraversa le pareti dell’apparato digerente e passa al sangue. Da qui a qualunque organo dove quella frazione entra senza più possibilità di uscirne. Trattandosi di corpi estranei, le particelle inducono effetti infiammatori che alla lunga possono diventare un cancro. Noi ne abbiamo una corposa esperienza con le indagini che abbiamo svolto su migliaia di tessuti patologici.
RD – Eppure c’è chi sostiene che le particelle d’oro e d’argento facciano bene alla salute.
SM – Non mi faccia rispondere come sarebbe il caso facessi. Le dirò solo che un caso che ci arrivò dal Free Royal Hospital di Londra era proprio un cancro del fegato da nanoparticelle d’oro somministrate anni prima per curare un’artrite delle ginocchia.
RD – E che ne dice di chi assume regolarmente argento?
SM – La tentazione è di risponderle che merita la morte, ma lei cancelli questo pensiero indegnamente orribile. Chi ingerisce argento colloidale, cioè le nanoparticelle d’argento, è semplicemente un gonzo vittima della sua stessa credulità.
RD – Mi dispiace, ma ora dobbiamo passare ai vaccini.
SM – Non me ne occupo più, almeno per l’Italia.
RD – Lo so, ma vorrei qualche parere da persona informata sui fatti, come si dice in ambito forense.
SM – Da uomo della strada?
RD – Sì, da uomo della strada. Che ne dice dell’opinione della professoressa Esposito e dell’infettivologo dell’Istituto superiore di sanità su Luc Montagnier [http://terrarealtime.blogspot.it/2017/04/premio-nobel-vaccini-scatenano-autismo.html?m=1 (N.d.R.)]?
SM – Montagnier ha detto che i vaccini e gli anti-infiammatori insieme potrebbero essere causa di autismo. La Esposito è ufficialmente sponsorizzata da almeno sei ditte farmaceutiche [Crucell, GSK, Medimmune, Novartis, Pfizer e Roche (N.d.R.)] e Rezza è un burocrate dell’Istituto superiore di sanità che, come tutti i burocrati, dipende da un ente pubblico. Senza inoltrarmi in illazioni, mi limito ad osservare che pochi sputano nel piatto in cui mangiano e che l’ente europeo che dovrebbe controllare i medicinali riceve dall’industria del farmaco l’89% dei quattrini che servono pure per pagare gli stipendi. Questo ufficialmente. Se poi c’è altro non saprei dire. Luc Montagnier non è certo all’altezza dei due personaggi, essendo appena un Premio Nobel per la Medicina.
RD – Dunque?
SM – Dunque, ognuno può rendersi ridicolo come più gli aggrada. L’unica cosa che posso aggiungere è che la scienza ha regole semplici e chiare e né la Esposito né Rezza paiono conoscerle o, quanto meno, paiono applicarle. Aggiungo, poi, che un pizzico di modestia e di prudenza non guasterebbe. Questo non significa affatto che Montagnier debba avere per forza ragione: chiunque lo pronunci, il “lei non sa chi sono io” non vale niente in campo scientifico anche se gli pseudo-scienziati se ne servono in abbondanza e quasi sempre riscuotendo successo, ma, se si vuole contestare qualcuno, lo si fa con dati propri. Fuori da quello c’è solo chiacchiera. Ciò che gli pseudo-scienziati di cui sopra fanno è il cosiddetto cherry picking, in inglese la raccolta delle ciliege. Nella marea sconfinata della letteratura, molta della quale notoriamente fasulla come denunciato dai maggiori giornali di cultura medica, si sceglie ciò che fa comodo e lo si gabella per verità indiscutibile. Il resto viene taciuto o scartato senza spiegazioni plausibili e fondate, senza lesinare gli insulti se l’imbarazzo è troppo grande ed è impossibile ricorrere ad argomenti in qualunque modo sostenibili. Pochissimi, poi, sono quelli che presentano risultati di ricerche proprie. Grazie all’azione martellante dei mezzi di cosiddetta informazione, persone ignoranti e corrotte recitano la parte del grande scienziato venendo credute. Accenda la TV e vedrà. E, a proposito di TV, consideri chi interviene sui vaccini: giornalisti che spaziano disinvoltamente dal Festival di Sanremo al rigore dato o non dato passando per il delitto che fa audience al momento e, con pari autorità, emettono sentenze inappellabili sui vaccini, dando tranquillamente del cretino a chi non condivide il loro augusto pensiero. Un caso del genere è quello del tuttologo moraleggiante Massimo Gramellini, star di Rai 3.
RD – Lei ha scritto che i vaccini contengono mercurio, ma la cosa viene negata con molta veemenza.
SM – Sì: l’ultimo strepito in proposito è di un personaggio davvero curioso. Si tratta di un ginecologo di un ospedale di provincia che, pur mostrando una rozza incompetenza in campo di vaccini, e basta leggerne il curriculum [https://www.ulss7.it/documents/10181/43458/digraziasalvatore.pdf/8caba306-ff8d-4502-9532-b8af0b5a5ccb (N.d.R.)] per convincersene, viene preso popolarmente per un grande esperto. Il personaggio, palesemente ignaro di chimica e di tecnica farmaceutica, e non vado oltre, insiste nel difendere l’indifendibile [https://twitter.com/MedBunker/status/850029162568048640 (N.d.R.)]. Se avesse qualche nozione in proposito, saprebbe che il mercurio entra nella preparazione dei vaccini e che è in pratica impossibile allontanarlo del tutto dal prodotto finito. Anche se il fatto non riceve la pubblicità che merita, recentemente un laboratorio tedesco ha analizzato 16 vaccini diversi trovandoli tutti inquinati da mercurio. Tra parentesi, solo uno non era inquinato anche da uranio [http://www.agbug.de/download/Impfstoffuntersuchung01.pdf (N.d.R.)]. Ma non è certo questo l’unico tonfo del personaggio. Chi ha senso dell’umorismo può cercarne le esternazioni su Internet.
RD – Ma, restando al mercurio, c’è chi dice che ci sarà pure, ma non è tossico perché è sotto forma di sale.
SM – Non voglio fare una lezione di chimica: quel sale è fatto da un atomo di sodio e una molecola di etilmercurio-tiosalicilato che, ahimè, è tossico specie a livello del sistema nervoso. Pensi che il CDC, cioè il Center for Disease Control di Atlanta, un ente talmente tenero con i vaccini da distruggere alcune prove della loro tossicità, ne chiede l’eliminazione fin dal 1999. Ma, con le tecniche di oggi, senza quel composto i vaccini non si fanno e, dunque, il mercurio continueremo a trovarcelo anche se i luminari di regime ne negano addirittura la presenza. Va da sé che ognuno può raccontare e raccontarsi tutto ciò che più gli piace. Peccato che spesso ci vadano di mezzo i bambini che con la follia popolare non hanno ancora niente a che fare.
RD – Che ne pensa della disaffezione che si sta mostrando sempre di più nei riguardi delle vaccinazioni?
SM – Era inevitabile. Quando si spacciano prodotti falsificandone le caratteristiche, è del tutto ovvio che una parte della clientela si perda. Un esempio recente è quello del calo a precipizio delle vaccinazioni contro il Papilloma virus in Danimarca: dall’80 a meno del 10%. Può dispiacere il fatto che la disaffezione sia nata dal numero enorme di effetti collaterali non di rado gravissimi indotti da quel vaccino quando sarebbe stato sufficiente rendersi conto dell’inutilità di quella vaccinazione oltre alla sua pericolosità. Alcuni mesi fa una delle due case produttrici del vaccino ha ritirato il prodotto senza troppe spiegazioni. Di sicuro un motivo c’era.
RD – Pare che siano proprio i medici a vaccinarsi poco.
SM – Si meraviglia? Non sono poi tanti i medici disposti a buttare alle ortiche la Medicina quando si tratta di applicarla a loro stessi. Eppure, chi più dei medici è esposto ai vari contagi? Pensi solo al loro atteggiamento nei riguardi del vaccino contro l’influenza, un prodotto di cui è impossibile stabilire l’efficacia quando lo si prepara e un prodotto che definire una bufala è fargli un complimento. Questo prescindendo dagli inquinanti che contiene. A usare quel vaccino sono davvero ben pochi medici, se mai quei pochi lo usano per davvero. Poi, più in generale, sulla reale efficacia dei vaccini molto ci sarebbe da obiettare se solo si avesse l’onestà di consultare i dati ufficiali degli enti di statistica americani, britannici e australiani. Ma, naturalmente, l’onestà non c’è. Mi è appena capitato di leggere uno studio sull’epidemia di morbillo del 1989 in Quebec dove il 99% della popolazione era vaccinato [https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/1884314 (N.d.R.)]: una delle mille dimostrazioni che l’immunità di gregge è solo un’invenzione pubblicitaria delle case farmaceutiche. Il successo che ha ottenuto sottolinea, se ce ne fosse ancora bisogno, la disonestà di chi sostiene un’enormità del genere e l’ingenuità di chi ci crede. Senza che ce ne possiamo stupire, informazioni come quella contenuta nell’articolo vengono regolarmente taciute.
RD – Eppure l’immunità di gregge è un caposaldo della teoria dei vaccini.
SM – Già: e questo ne dimostra la consistenza. Se, poi, a quello aggiunge la scientificità di certi caratteri… Tanto per fare un esempio, con la classe, la cultura, l’intelligenza e l’onestà che lo contraddistinguono l’ineffabile Roberto Burioni, scienziato sorto dal nulla e lanciato in orbita dalla scatola magica della TV e da quella di Internet, sostiene letteralmente che chi nega l’esistenza dell’immunità di gregge è un cretino. Parole sue. Detto da lui, per me è come aver ricevuto una medaglia al valore anche se, in realtà, alle sue esternazioni va attribuito il valore che hanno: zero. Se un giorno troverà il coraggio di confrontarsi sulla scorta dei suoi dati e non di quelli che gli ha raccontato il nipote del cugino di un amico di uno che la sa lunga per averlo sentito dire alla Tv dall’assessore alla sanità diplomato alle scuole medie e, magari, vorrà accettare l’invito a venire a vedere un’analisi al microscopio elettronico, allora, con tutta la mia pazienza, forse ci sarà di che discutere. Ad oggi, siamo alla presenza di un livello talmente basso da rendere inutile ogni considerazione.
RD – Ma non c’è proprio possibilità di un incontro?
SM – Credo di aver sbagliato io. Quando, dopo aver letto delle enormità a sua firma pubblicate dalla cronaca di Pesaro de Il Resto del Carlino tentai un dialogo dando per scontato che si trattasse di un malinteso e ci fosse la possibilità d’incontrare un addetto ai lavori, ricevetti risposte elusive e del tutto incoerenti con l’argomento. Sbagliando, con pazienza continuai a scrivergli sperando in qualcosa di costruttivo. I fatti hanno dimostrato la mia ingenuità e che il tale non è in grado di sostenere nessun dialogo. Del resto, come fanno un po’ tutti i personaggi del suo stampo, provi a scrivergli qualcosa di imbarazzante sul suo blog o, comunque, sui siti Internet nei quali brilla, e vedrà la reazione. Per usare un termine orrendo raccattato male dall’inglese ma di moda, lei sarà “bannata”.
RD – Possiamo vedere insieme il video intitolato Una Storia Tutta Italiana [https://www.youtube.com/watch?v=MxuhFeUYGFI&feature=youtu.be (N.d.R.)]?
SM – Vediamo.
RD – Che ne pensa?
SM – Che la storia non è esclusivamente italiana. I vaccini sono un business che più grasso non potrebbe essere e lo sono a livello planetario. Non è tanto il valore assoluto del giro d’affari a farlo attraente ma il valore aggiunto senza confronti con gli altri farmaci, che già hanno margini immani, che ne fanno un investimento straordinario. Lei decide di produrre un liquido cui attribuirà i poteri salvifici che più le aggradano. Nessuno le chiederà se l’ha sperimentato né se serve davvero a ciò che lei racconta. Nessuno andrà nemmeno a controllare se dentro ci siano dei veleni. Se, poi, succederanno guai lei può stare tranquilla: poco o niente verrà alla luce e, se qualcosa emergerà, ci sarà sempre lo scienziato juke-box disponibile a assicurare sulla sua parola che non è vero niente con politici e mezzi di cosiddetta informazione a fare da claque. I soli costi di qualche rilevanza, seppur di rilevanza piccola, sono quelli della pubblicità, dei regalucci a pioggia e di quanto serve, vedi mai, per convincere chi può a rendere quel vaccino obbligatorio. Il resto, che è davvero tanto, è tutto guadagno. Chi ricorda i fatti gloriosi di De Lorenzo e di Poggiolini non può non sapere che la corruzione nella sanità non solo è diffusissima ma arriva a cifre immani grazie proprio ai margini di cui dicevo. Giusto come spunto di considerazione, lo sa che ai bei tempi in cui De Lorenzo rendeva obbligatorio il vaccino contro l’epatite B l’allora ministro era coinvolto in un giro di tangenti pari a 9 miliardi delle lirette di allora? E lo sa che Duilio Poggiolini, funzionario dello stato con lo stipendio da funzionario dello stato, aveva accumulato centinaia di miliardi di lire e ad oggi Equitalia Giustizia ha gestito miliardi di Euro appartenuti a lui?
RD – Oggi è meglio o peggio di allora?
SM – Molto peggio.
RD – Ne usciremo?
SM – No.
RD – Buona Pasqua.
SM – Anche a lei.